Essere o non essere felici? Tobias Esch, ricercatore nell’ambito della felicità, afferma: Ognuno è artefice della propria felicità. Dobbiamo dare al nostro cervello solo gli stimoli giusti. In altre parole, essere felici non è un caso: siamo noi in larga misura a decidere in piena libertà di scelta quanta felicità proviamo nella vita quotidiana.
La felicità è un sentimento fragile. Una cosa che ci rende felici una volta, forse la volta seguente non ha lo stesso effetto. Questo perché la nostra mente si abitua presto agli stimoli. Noi tutti conosciamo questo tipo di fenomeno: il batticuore che si prova quando ci si innamora con il tempo svanisce e lascia il posto a qualcosa di più calmo e caldo. «Un altro ottimo esempio è l’euforia al primo bungee jumping. Dopo il secondo, terzo e quarto salto è molto più affievolita», commenta il ricercatore e medico Tobias Esch.
La buona notizia è che il centro di ricompensa nel cervello è coinvolto nella creazione di sentimenti di felicità, e può essere influenzato. Questo riesce bene con rituali che non sono solo legati all’anticipazione, ma hanno un effetto positivo comprovato sulla psiche. Tobias Esch suggerisce il cosiddetto modello BERN come punto di riferimento: B sta per behavior, E perexercise, R per relaxation e N per nutrition, in italiano: comportamento, attività, relax e alimentazione. Chi dà impulsi in questi campi, non solo prova gioia nell’attesa, ma si sente bene anche durante l’attività; e ogni volta di nuovo.
Sette semplici consigli
Essere attivi: «L’esercizio fisico aiuta sempre», afferma Tobias Esch, «sia a livello fisico che mentale»; il che significa padroneggiare compiti e sfide che tengono il cervello sveglio. E uscire consapevolmente all’aria aperta almeno una volta al giorno. Tobias Eschs spiega che il sistema di ricompensa nel cervello ama il movimento. Dove tutto confluisce: l’attesa, il fare, lo sforzo, la fatica, la soddisfazione e, infine, lo sfinimento.
Circondarsi di persone positive. Non è un segreto: avere vicino persone positive è un grande fattore di benessere. A diversi livelli: lo scambio sociale mette in moto le cellule grigie e ci distoglie la mente da altri pensieri, ci dà senso e sicurezza, anche quando non stiamo tanto bene.
Tutti i sensi sono ricettivi: assaggiare, odorare e ascoltare consapevolmente, il sistema di ricompensa ama quando i sensi vengono usati consapevolmente nella vita di tutti i giorni. Perché in questi momenti si è completamente nel qui e ora, un requisito fondamentale per la felicità.
Digiuno a intervalli: sembra sorprendente, ma è scientificamente provato: il digiuno a intervalli fa bene anche alla psiche. «Chi regolarmente non mangia per 12-14 ore ha meno processi infiammatori nel corpo e viene ripagato con un impulso di ricompensa», spiega Tobias Esch.
Brevi pause in modo consapevole: «Le piccole isole della contemplazione interiore», così Tobias Asch
chiama le oasi della pace nella vita di tutti i giorni. Queste possono consistere di brevi momenti fuggenti: fare una pausa e percepire consapevolmente ciò che ci sta intorno, per esempio quando si entra in una nuova stanza o si incontra qualcuno. Questi piccoli rituali ci riportano al qui e ora.
Meditazione: per molte persone alle nostre latitudini la meditazione è difficile. Tuttavia, vale la pena provarci; oggi ci sono per esempio delle buone app per un’introduzione alla meditazione. L’effetto positivo è
comprovato scientificamente: la meditazione aiuta a ritrovare il baricentro e a restare in equilibrio, a stare nel qui e ora e a concentrarsi.
Cambiare le proprie priorità: soprattutto quando le cose non vanno tanto bene, vale la pena essere
consapevoli che la felicità è nelle nostre mani. Noi stessi possiamo condizionare quello che pensiamo e facciamo. E se qualcosa non va secondo i piani: fare un passo indietro e controllare meccanismi e
inneschi aiuta a spezzare la spirale negativa. E ricominciare da capo al punto 1 per pensare ad altro grazie a un po' di movimento.
Il mito dell’adrenalina
L’euforia di uno sport fisicamente impegnativo esiste davvero. Esempio della maratona: il corpo rilascia le sostanze adrenalina e dopamina già nella fase di attesa. Durante la corsa, il corpo rilascia endorfine, endocannabinoidi e morfine, che portano a uno stato di ebbrezza e riducono il dolore. Gli effetti delle morfine e degli endocannabinoidi sono percepibili per breve tempo anche dopo aver tagliato il traguardo, nella fase di recupero.
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